Frequenza alimentare e pressione arteriosa: quale relazione?


Aumentare le occasioni di consumare pasti nell’arco della giornata potrebbe costituire una strategia per tenere sotto controllo la pressione sanguigna. È questa l’evidenza emersa da un recente studio coreano condotto presso la Kangwon National University.
Questa conclusione, anche se non sufficientemente robusta per divenire una raccomandazione medica, si aggiunge ad altre osservazioni sull’impatto della frequenza alimentare sullo sviluppo dei fattori di rischio cardiovascolare come l’obesità e l’iperlipidemia.
Nello studio i ricercatori hanno analizzato la relazione tra il numero di pasti quotidiani e i valori pressori arteriosi di un campione di 4625 individui adulti di età superiore a 19 anni. Dall’analisi è così emerso che una all’aumentare della frequenza dei pasti giornalieri si assisteva a una riduzione del valore della pressione sistolica e diastolica.
Al passare da 2 a 3, 4 e 5 pasti i valori di pressione si modificavano, rispettivamente nel seguente modo: 120.66, 120.23, 119.18 e 117.92 mm Hg (pressione sistolica) e 78.36, 77.78, 77.25 e 76.50 mm Hg (pressione diastolica).
Tuttavia, questa relazione inversa si attenuava in seguito alla correzione statistica per le variabili indice di massa corporea (BMI) e circonferenza in vita.
In conclusione, lo studio ha dimostrato come una maggiore frequenza alimentare possa costituire un fattore preventivo per il controllo della pressione sanguigna, tuttavia ulteriori analisi si rendono necessarie per poter chiarire l’esatta relazione causale alla base di questa associazione.



- Ipertensione arteriosaL’ipertensione arteriosa è un disturbo cardiovascolare caratterizzato dall’aumento della pressione sanguigna all’interno delle arterie.