Indice glicemico e depressione


Il consumo di bevande zuccherate, cibi raffinati e dolci ha dimostrato di essere associato ad un aumentato rischio di depressione in studi longitudinali. Tuttavia, qualsiasi influenza che i carboidrati raffinati hanno sull’umore potrebbe essere commisurata alla loro proporzione nella dieta generale.
I dati analizzati sono quelli del Women Health Initiative, uno studio prospettico di coorte in donne post menopausa.
Ipotizzando che l’aumento dell‘indice glicemico (GI) alimentare e del carico glicemico siano associati con una maggiore probabilità di prevalenza e incidenza di depressione, si sono indagate le relazioni tra GI dietetico, carico glicemico, e altre misure di carboidrati (zuccheri aggiunti, zuccheri totali, glucosio, saccarosio, lattosio, fruttosio, amido, carboidrati) e depressione nelle donne in post-menopausa al basale tra il 1994 e il 1998 (n = 87.618) e a 3 anni di follow-up (n = 69.954).
I risultati indicano che un GI progressivamente più alto è associato con una crescente probabilità di depressione (OR per la quinta vs. primo quintile: 1,22; 95% CI: 1,09, 1,37). Progressivamente, un maggior consumo di zuccheri aggiunti nella dieta è stato anche associato con l’aumento della probabilità di incidenza di depressione. L’intake più elevato di lattosio, fibra, frutta e verdura è risultato significativamente associato con probabilità più basse di depressione, e il consumo di cereali raffinati è stato associato ad un aumento della probabilità di depressione.
I prossimi studi dovranno indagare se diete a basso indice glicemico sono in grado di controllare la depressione.



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