Anemia da carenza di acido folico

L’anemia da carenza di acido folico è anemia macrocitica, caratterizzata dalla produzione di pochi globuli rossi grossi ma inefficienti.
Anemia da carenza di acido folico

L’acido folico, così come la vitamina B12, è indispensabile per un’adeguata proliferazione e maturazione cellulare. Infatti, la carenza di questo nutriente, che l’organismo non è in grado di sintetizzare se non partendo dagli alimenti, si ripercuote su tutti i tessuti ad alto grado di proliferazione, come il midollo osseo, dove si producono i globuli rossi, e su quelli dell’embrione-feto.

Ecco il perché delle due più note conseguenze della carenza di acido folico:

  • l’anemia macrocitica: caratterizzata da pochi globuli rossi grandi e inefficienti;
  • la spina bifida nel nascituro: il midollo spinale non è ben racchiuso tra le vertebre e può essere danneggiato gravemente con paralisi delle gambe.

Quando l’apporto dietetico di acido folico è insufficiente, e si evidenziano i segni di anemia, è necessaria una supplementazione, anche considerando che le riserve di acido folico dell’organismo ammontano a circa 12-15 mg, stipati soprattutto nel fegato e sufficienti soltanto per poche settimane.

Una scarsa quota di vitamina B9 viene sintetizzata anche dalla flora batterica intestinale.

Nella donna gestante i fabbisogni aumentano, poiché il feto, a sua volta, sottrae alla madre gran parte dell’acido folico, il che giustifica l’integrazione da quando la gravidanza è ancora in programmazione sino alla sua conclusione.

Dunque, dieta adeguata e supplementazione sono le cure fondamentali quando i fabbisogni aumentano. In alcuni integratori o prodotti farmaceutici l’acido folico è combinato con ferro e vitamina B12, sia perché l’associazione tra due tipi di carenza è abbastanza frequente, sia per fornire all’organismo i micronutrienti necessari all’ottimale sintesi dei globuli rossi.

La raccomandazione più importante è che bisogna assumere tutti i giorni con la dieta non meno di 400 µg di acido folico, che salgono a 600 µg nelle gestanti e 500 µg nelle donne che allattano.

È bene sapere che di solito viene assorbito circa il 40-60% dell’acido folico di origine alimentare, mentre quello assunto come integratore o prodotto farmaceutico viene assorbito per l’80% circa.

Le perdite di acido folico con la cottura o con le preparazioni industriali e la conservazione variano dal 20% al 70-80%; le fonti alimentari migliori, come i cavolfiori, i cavoletti di Bruxelles e gli spinaci, sono quelle che in genere sono cotte più a lungo.

Oltre alle verdure in foglia verde scura e alle brassicacee (cavoli, broccoli,…) sono buone fonti alimentari di acido folico anche i legumi, i germogli di grano, il fegato.

Il piano dietetico è da personalizzare secondo il sesso, l’età, la gravidanza e l’allattamento e va programmato dal nutrizionista o dal medico.

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