Il peso della dieta nello sviluppo di malattie oncologiche

Un’analisi italiana
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La dieta gioca un ruolo cruciale nella prevenzione delle malattie, comprese quelle oncologiche.

In Italia, dove la tradizione culinaria è fortemente radicata nella dieta mediterranea, caratterizzata da un elevato consumo di alimenti vegetali e un moderato apporto di carne rossa e lavorata, l’impatto delle abitudini alimentari sul rischio di cancro è stato oggetto di uno studio approfondito. I risultati, pubblicati sulla rivista International Journal of Cancer, confermano che una dieta non sana contribuisce in modo significativo allo sviluppo di tumori, sebbene in misura inferiore rispetto ad altri paesi ad alto reddito.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato i casi di cancro e i decessi correlati alla dieta nella popolazione italiana, utilizzando dati provenienti dai registri nazionali di cancro e mortalità relativi al 2020.

Lo studio si è concentrato su coppie fattore dietetico-tipo di cancro per le quali il World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research ha identificato prove “convincenti” o “probabili” di un’associazione causale. Tra i fattori considerati vi sono il consumo di carne rossa e lavorata, l’apporto di latticini, fibre, verdure e frutta non amidacea.

Utilizzando meta-analisi recenti e dati sulle abitudini alimentari degli italiani raccolti intorno al 2005, i ricercatori hanno calcolato le frazioni attribuibili alla popolazione (PAF), confrontando le attuali abitudini alimentari con scenari ideali basati su raccomandazioni dietetiche. È stato inoltre ipotizzato un periodo di latenza di circa 15 anni tra l’esposizione a fattori di rischio dietetici e lo sviluppo del cancro.

I dati emersi dallo studio indicano che il 6,3% dei casi di cancro negli uomini e il 4,5% nelle donne possono essere attribuiti a una dieta non sana. Il tumore più influenzato dalle abitudini alimentari è quello del colon-retto, con frazioni attribuibili alla popolazione (PAF) del 10,5% negli uomini e del 7,0% nelle donne per il consumo di carne lavorata. Anche un elevato consumo di carne rossa, un basso apporto di latticini e una carenza di fibre sono risultati fattori di rischio significativi.

Per quanto riguarda i tumori del tratto aerodigestivo, un basso consumo di verdure e frutta non amidacea ha mostrato un impatto variabile, con PAF che vanno dallo 0,8% al 16,5% negli uomini e dallo 0,6% al 17,8% nelle donne.

La dieta mediterranea: un fattore protettivo?

Nonostante i dati evidenzino un rischio di cancro attribuibile alla dieta, l’Italia presenta una situazione migliore rispetto ad altri paesi ad alto reddito. Questo potrebbe essere dovuto alla diffusione della dieta mediterranea, ricca di alimenti vegetali, cereali integrali e grassi salutari, che sembra esercitare un effetto protettivo. Tuttavia, i ricercatori sottolineano che c’è ancora margine per migliorare, soprattutto riducendo il consumo di carne rossa e lavorata e aumentando l’assunzione di fibre, latticini e verdure.

Significato clinico

I risultati di questo studio forniscono una base solida per interventi di salute pubblica mirati a ridurre il carico di cancro correlato alla dieta. Promuovere abitudini alimentari più sane, in linea con le raccomandazioni internazionali, potrebbe avere un impatto significativo sulla prevenzione dei tumori. Inoltre, questi dati potrebbero essere utilizzati per sviluppare campagne educative e politiche alimentari che incentivino scelte dietetiche più consapevoli.

La dieta rappresenta un fattore di rischio modificabile per lo sviluppo di malattie oncologiche e l’Italia, grazie alla sua tradizione mediterranea, parte da una posizione vantaggiosa. Tuttavia, è essenziale non abbassare la guardia: migliorare ulteriormente le abitudini alimentari degli italiani potrebbe contribuire a ridurre ulteriormente la prevalenza di cancro nel Paese.

 

Bibliografia : Federica Turati, Gianfranco Alicandro, Giulia Collatuzzo et al

mar 4 febbraio 2025
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