La dieta ipocalorica riduce chili e rischio cardiovascolare


Un recente studio ha dimostrare che modificando la composizione in carboidrati e grassi della dieta era possibile negli individui sovrappeso migliorare il metabolismo cardiaco, così come la sua struttura e funzione.
Il consumo della dieta ipocalorica, tipicamente impiegata nel trattamento dell’obesità, permetteva infatti di ridurre la massa ventricolare sinistra ed anche i valori della pressione sanguigna.
170 individui sovrappeso e obesi (indice di massa corporea medio 32.9±4.4; range, 26.5–45.4 kg/m2) sono stati assegnati casualmente, per un periodo di sei mesi, ad uno fra due regimi alimentari ipocalorici.
Al termine dello studio i soggetti destinati alla dieta a basso contenuto in carboidrati avevano perso in media 7.3±4.0 kg, mentre coloro assegnati al programma di restrizione dei grassi 6.2±4.2 kg.
Entrambe le diete ipocaloriche avevano determinato una riduzione simile della massa ventricolare sinistra (5.4±5.4 g), senza però provocare alterazioni nella funzione sistolica e diastolica del ventricolo destro. Entrambe le diete hanno permesso però di ridurre la pressione sanguigna sistolica nell’arco della giornata.
Dallo studio è emerso che la riduzione del peso corporeo e la percentuale di acidi grassi polinsaturi n-3 introdotti con la dieta erano predittori della modifica della massa ventricolare sinistra. Il consumo di grassi polinsaturi potrebbe avere un effetto benefico indipendente sulla massa ventricolare. Tuttavia, nel caso in cui sia preferibile una riduzione del colesterolo ematico, la dieta a basso contenuto in grassi è maggiormente indicata, mentre il regime ridotto in carboidrati è più corretto quando si voglia correggere la sensibilità all’insulina.
Entrambe le strategie, comunque, promuovono la perdita di peso e inducono miglioramenti della pressione sanguigna di simile misura, e sono quindi efficaci nella riduzione del rischio di patologia cardiaca cronica.



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