L’obesità addominale mette a rischio le capacità intellettive

Colpa del tessuto adiposo viscerale
obesi sani

L’osservazione ha importanti implicazioni per la salute pubblica, se si considera il costante innalzamento dell’età media della popolazione e la prevalenza dei disturbi metabolici, oramai estremamente diffusi. La prevenzione dell’obesità addominale potrebbe dunque ostacolare, oltre alle complicazioni metaboliche classiche, anche il declino cognitivo fisiologico e i sintomi anticipati della demenza.

Lo studio

Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Age and Ageing, ha coinvolto 250 partecipanti, 60 dei quali sono stati sottoposti all’esame di tomografia computerizzata addominale. Questa valutazione ha permesso di suddividere i pazienti in categorie basate sull’estensione dell’area dei depositi adiposi sottocutanei e viscerali, i cui valori massimi erano 149 e 123.7 cm2, rispettivamente negli uomini e nelle donne. Gli autori hanno quindi ricavato le misure antropometriche dei partecipanti indice di massa corporea (BMI ) e circonferenza vita. Infine, sono stati registrati alcuni potenziali fattori confondenti come la glicemia a digiuno e la concentrazione di colesterolo HDL, valutando la presenza di ulteriori elementi associati al declino cognitivo come fumo ed alcol. L’abilità cognitiva dei soggetti è stata misurata mediante il test Mini-Mental State Examination.

Dall’analisi è emerso che gli individui maschi di età compresa tra 60 e 70 anni obesi presentavano punteggi mediamente più bassi nel test cognitivo. In particolare, i valori elevati di BMI e la presenza di un eccesso di depositi adiposi viscerali erano forti predittori della compromissione intellettiva. Anche le misurazioni della circonferenza in vita correlavano inversamente alle abilità cognitive. Tuttavia, come hanno precisato gli autori, quest’ultimo parametro risulta impreciso, in quanto riflette la combinazione tra la componente sottocutanea, non dannosa, e di quella viscerale profonda, decisamente più pericolosa.

Diversamente, negli individui di età superiore a 70 anni non veniva osservata alcuna associazione tra le misure dell’obesità e il livello intellettivo. Le categorie relative al contenuto in grasso viscerale non correlavano infatti in alcun modo con i punteggi del test cognitivo.

Significato clinico

I risultati sottolineato quanto emerge dalla pratica clinica. L’obesità centrale è infatti accompagnata da una maggiore produzione di mediatori infiammatori i quali possono causare un danno a livello cerebrale. Inoltre, il tessuto adiposo viscerale è più attivo metabolicamente rispetto alla controparte sottocutanea ed è dunque coinvolto nell’insorgenza della resistenza all’insulina, un’ulteriore causa del declino cognitivo. Proprio per queste ragioni, il tessuto adiposo viscerale è ritenuto un compartimento tessutale “altamente patogenico”.

Occorre precisare che nei partecipanti non è stata determinata la presenza  di demenza senile o dei sintomi tipici della malattia di Alzhaimer. Lo studio ha invece confermato precedenti osservazioni secondo le quali l’eccesso di grasso addominale può accelerare il declino cognitivo.

Più difficile sembra invece interpretare la mancanza di correlazione rilevata nei soggetti ultrasettanteni. I risultati hanno infatti indicato che la relazione tra grasso viscerale e declino intellettivo si attenua con l’avanzare dell’età. Spesso, nei pazienti estremamente anziani, la presenza di valori di BMI elevati sono associati ad un rischio inferiore di demenza. Inoltre, è possibile che la perdita di peso in questi individui sia dovuta ad un forma di demenza subclinica, oppure sia la conseguenza dell’iperinsulinemia che generalmente precede la perdita di peso ed è, come già detto, un noto fattore di rischio per la demenza.

Infine, l’invecchiamento è caratterizzato da una progressiva riduzione del contenuto di massa magra corporea e da un concomitante aumento dei depositi adiposi, senza, tuttavia, un evidente guadagno di peso. Per questa ragione, il calcolo del BMI non rappresenta un parametro adeguato per la valutazione del rischio metabolico e delle complicazioni sistemiche ad esso collegate, tra cui, appunto, il declino cognitivo.

Bibliografia :
Fonti :

gio 5 aprile 2012
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